Monday, September 18, 2006

Città,luogo di speranza Costruire una nuova prospettiva urbana, impegno dei cattolici

(Autore: da Toniolo Informa: Chiara Cappellina)

Al rapporto tra speranza e cittadinanza (uno dei cinque ambiti indicati dal documento preparatorio) è stato dedicato il tradizionale seminario estivo di Retinopera, a Vallombrosa dal 7 al 9 luglio. Con il seminario di Vallombrosa, Retinopera, Associazione nazionale promossa da realtà del cattolicesimo italiano e della società civile, impegnate nell'educazione, nel sindacato, nel volontariato, nella cooperazione e in altri ambiti sociali, culturali e professionali, ha voluto offrire un contributo al prossimo Convegno ecclesiale di Verona dell'ottobre 2006,dedicato alla ricerca di segni e alla costruzione di scelte di speranza. Ciò è emerso anche dal testo accompagnatorio del programma del seminario: «Tra gli ambiti in cui la speranza cristiana è chiamata a manifestarsi,la traccia preparatoria indica quella della cittadinanza, la più adatta a interpretare la sensibilità di Retinopera. Vorremmo approfondire, con il nostro seminario, il rapporto tra città e coscienza. Ogni città è espressione di una coscienza comunitaria che nel tempo le ha dato forma: nella bellezza, nell'organizzazione, nelle tradizioni, nei valori condivisi. I monumenti, le istituzioni, la qualità della vita di una città sono l'espressione esteriore del mondo interiore dei suoi abitanti. E d'altra parte, una città continua a vivere e a rinnovarsi nella misura in cui quella coscienza -che è appartenenza, che è responsabilità, che è creatività, che è cultura continua ad alimentare, a far crescere, a rendere matura, aggiornata ai tempi e forte nell'affrontarne la prova. In questo processo, vorremmo affrontare il compito specifico della spiritualità; esiste una spiritualità delle città? Quale anima ha una città? Che spiritualità c'è dietro le cattedrali? E dietro la scelta di aprire le porte allo straniero? E dietro alla scelta di farsi solidale con i poveri? Per quanto possa sembrare poesia, vorremmo provare ad immaginare la città a partire da un'anima; le città, a partire dalla loro anima. Per capire quale anima -la nostra può far vivere città a misura di persone. E per decidere quale contributo, insieme, come aggregazioni, possiamo offrire al futuro delle nostre città». Molti i rappresentanti delle aggregazioni a confronto sul tema della formazione a vivere la città, in una tavola rotonda che a Vallombrosa ha visto la partecipazione di Paola Bignardi, coordinatrice di Retinopera, Luca Jahier, segretario di Retinopera, Mons. Gastone Simoni, Vescovo di Prato, Mauro Magatti, Università Cattolica di Milano, Luigi Fusco Girard, Università di Napoli, Luca Diotallevi, Università diRoma 3. Abbiamo intervistato Paola Bignardi, coordinatrice di Retinopera. Perché la scelta di questo tema? «Abbiamo scelto il tema della città, non come tema accessorio alla riflessione sulla responsabilità dei cristiani nel nostro tempo, ma come argomento di lunga prospettiva per misurare il rapporto tra città e la coscienza come confronto tra la dimensione culturale e la dimensione della vita interiore delle persone». Cos'è emerso dal seminario? «È emerso che esiste un nesso tra la fatica con cui la città trova la sua dimensione umana e la fatica antropologica dell'uomo alla ricerca di sé stesso nella città. Occorre quindi approfondire la dimensione antropologica per meglio comprendere la dimensione della città». Cosa può fare Retinopera in questo senso? «C'è bisogno di un'idea forte di cittadinanza,non solo nell'aspetto sociale del galateo, ma di un'idea che implichi la responsabilità, il sentirsi appartenenti alla città. E il senso forte di cittadinanza è l'obiettivo su cui lavorare in chiave formativa». Un progetto di formazione dunque costruito per raggiungere un obiettivo comune? «Vi è la necessità di mettere mano ad un progetto di formazione che educhi a vivere da cittadini, da persone protagoniste nella città, né ospiti né utenti, ma uomini con un senso forte di responsabilità, che vivano dentro la città con la stessa consapevolezza con cui abitano la propria casa». Si può parlare quindi di un valore aggiunto di Retinopera? «Crediamo che sia importante avere la capacità di tenere insieme le differenze, in città dove le diversità di età, classe e cultura dividono, il valore dei legami della socialità sono una sfida a restare sé stessi per un bene comune ». Quale allora l'impegno per il futuro? «Ci siamo lasciati con l'impegno a dedicare le nostre energie alla formazione sociale. Il valore della cultura oggi è poco riconosciuto nella sua necessità, ma noi lo riproponiamo mettendo insieme le diversificate esperienze delle nostre aggregazioni, cercando di costruire una coralità che esalti le differenze, perché crediamo che esse non siano motivo di divisione, ma di ricchezza. Proprio per questo è nato il portale-sito di Retinopera, un luogo in cui la cultura delle singole aggregazioni emerge, per affrontare in rete la riflessione su temi comuni. Disponiamo così della rete virtuale per rafforzare il nostro essere in rete, come Opera delle Reti».
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